Gutiérrez /2 – Animal Tropical

Pedro invade la Svezia. E lo fa con il suo buonumore intriso di umorismo nero che, alimentato dal cinismo che lo contraddistingue, lo lancia nella sua sfrenata voglia di vita, rum, sesso e cinghiate. L’incontro tra Pedro e Agneta – la vita quotidiana a Cuba e la vita quotidiana in Svezia – è sorprendente. Lui, diretto, brutale e irriverente. Lei, civile, evoluta e anche un bel pò noiosa. Il contrasto è efficace e colpisce in ogni pagina:

«Vuoi una tazza di tè?».

«Tè?».

«Preferisci un caffè?».

«Agneta, una tazza di tè a quest’ora fa male».

«Non capisco».

«It’s dangerous. Very dangerous».

«A cup of tea?».

«Yes, very dangerous. It’s no time for a cup of tea! Che paio di coglioni!».

«Oh!».

«It’s time for a big glass of rum!».

«Oh!».

E ancora:

«Nessun uomo d’affari  è onesto e corretto. Nessun politico. Nessuno lo è. E poi, cosa sarebbe l’onesta? Non rompere, Agneta. Comprerò una catena d’oro da chi me la venderà a meno. Non mi importa se è stata rubata ad un turista che esibiva i suoi ori in un paese dove la gente fa la fame. Fame e indigenza! Ecco cos’è veramente indecente».

«Indecente è quello che intendi fare tu: ostentare una catena d’oro davanti ai tuoi vicini affamati».

«Io per lo meno riconosco di essere un indecente e un individualista da si salvi chi può. e mi assumo le mie responsabilità. Non mi metto a fare la morale e stronzate simili. E accetto il mondo così com’è».

Gutiérrez o lo si ama o lo si odia, ora lo so per certo, anche se ancora non ho deciso da che parte schierarmi. Perché è una carogna, un animale odioso e allo stesso tempo, narratore efficace di quella parte oscura che abbiamo così paura di riconoscere, vedere e ascoltare. La rende affascinante e (quasi) meritevole di essere scoperta.

La questione non è spararsi un colpo alla tempia oppure no. Ti puoi anche piantare una pallottola in testa, e chiuso. Quando non ce la fai più. Però non devi farlo da giovane. Prima bisogna rompere le palle. Scassare i coglioni ai figli di puttana. Che dovranno sopportarmi. Senza altra via d’uscita che sopportare i miei libri e mandarmi affanculo. Poi vedrò cosa combinare. Magari non mi sparerò affatto. E vivo per ‘sto paio di coglioni, allegramente. Fino a novant’anni. O addirittura cento.

«Andiamo sul letto, Agnes. Sarai tu a scopare me». Mi sdraio bocconi. La sistemo sopra di me. «Dài. Scopami. Sfregati contro il culo, usa la tua pepita». Mezzo sbronzo come sono mi scordo che lei non capisce certe parole. «Sfregami il clitoride su questo punto qui! E muoviti, se non vuoi che ti prenda a calci!»

«No, no!»

Mi sembra terrorizzata. Chissenefrega. Che fatica insegnare a scopare a questa stronza! Non sono capace di fare il maestro. Non ho pazienza.

Tappeto sonoro: Potrebbe andar bene ancora Scorn, come per Trilogia sporca dell’Avana ma anche Lou Reed  è adatto visto che viene citato nel libro.

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